"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

06/12/2011 -
Il diario di Michele Nardelli
Tibet
Sono giorni di grande tensione. Per quello che accade sul piano nazionale. Per le implicazioni su quello locale. Per la difficoltà di conciliare il cambiamento di stile con la continuità degli approcci. Per le tensioni che si scaricano sulla finanza locale. Per le diverse narrazioni che emergono dentro il gruppo consiliare. 

Nel diario di questo inizio settimana basterebbe scandire, senza nemmeno commentarli, gli appuntamenti, gli incontri, gli impegni istituzionali. Una prima difficile riunione della maggioranza sulla legge finanziaria nell'imbarazzo di non ritrovarmi nelle posizioni che il PD esprime in quella sede che mi costringe al silenzio. L'incontro del gruppo di lavoro della terza commissione legislativa chiamata ad unificare i Disegni di legge sull'amianto, con il varo di un nuovo testo che ricalca ampiamente la mia proposta originaria. La riunione con lo staff del Forum per fare il punto sul nostro rapporto con il Centro di formazione alla solidarietà internazionale, sugli ultimi appuntamenti relativi alla Cittadinanza Euromediterranea e sull'avvio del nuovo percorso sulla cultura del limite. La conversazione con Simone Casalini e gli amici di Pesaro che lavorano attorno ai viaggi della memoria nei Balcani, che spero abbia loro offerto uno sguardo diverso attorno ad un tratto di storia non ancora elaborato. Lo scambio di idee con Riccardo Mazzeo sulle sue conversazioni dei giorni precedenti con il filosofo Zygmunt Bauman. La riunione serale della Commissione ambiente del PD del Trentino in preparazione della conferenza programmatica di febbraio.

In mezzo a tutto questo qualche minuto per l'ultimo saluto a Milena Demozzi nel sagrato della chiesa di Sardagna affollata di amici e compagni, con gli occhi arrossati, i capelli bianchi e la tristezza che viene dalla consapevolezza di un altro pezzo della nostra storia se ne è andato.

Per rimettersi in moto di mattino presto del giorno seguente, nel documentare e commentare gli eventi che portano alla proclamazione delle prime ore di sciopero contro una manovra definita "salva Italia" del governo Monti, nel registrare che la logica delle trattative dentro la maggioranza non fa che approfondire le distanze, nel lavorare sugli ordini del giorno sulla finanziaria che ci occuperà ininterrottamente da lunedì prossimo 12 dicembre fino almeno a quello successivo, nel cercare un chiarimento con Luca Zeni affinché il capogruppo del PD del Trentino in Consiglio Provinciale tenga conto della pluralità di posizioni presenti nel gruppo facendosene carico, nello spostarsi verso Bolzano per il Consiglio Regionale dove finalmente viene approvata una mozione che impegna la Giunta Regionale ad articolare una nuova proposta sul tema della riduzione dei costi della politica che andrà poi recepita nella Finanziaria regionale, nel ritornare a Trento per partecipare all'incontro con il presidente del Parlamento tibetano in esilio Penpa Tsering a partire dal dramma delle monache e dei monaci tibetani che scelgono di togliersi la vita col fuoco come estrema forma di protesta verso la negazione degli elementari diritti di libertà ed infine per andare a Ravina dove nella sala della Circoscrizione parliamo insieme con Adel Jabbar della "primavera araba", delle sue suggestioni e degli scenari che si sono aperti nel Mediterraneo.

Non intendo descrivere ognuno di questi appuntamenti, ma solo l'incontro con il presidente del Parlamento tibetano in esilio. Tutti gli sforzi per trovare un tavolo di mediazione con il governo cinese sono risultati vani e anche la scelta del Dalai Lama di rinunciare alle cariche politiche non ha portato ad alcun risultato. Ed è la disperazione, la mancanza di prospettive, che provoca scelte tanto estreme. Nella drammatica alternativa fra uccidere e togliersi la vita, è il suicidio ad assumere le caratteristiche dell'azione nonviolenta.

Immagini sclonvolgenti, quelle che ci vengono dal Tibet, che ci ricordano il sacrificio di Jan Palach nelle strade di Praga invase nel 1968 dai carri armati sovietici o quello, più recente,di Mohamed El Bouaziz che in Tunisia ha dato il là alla primavera araba. Non rivendicavano il pane, ma la dignità. Quella dignità che è via via diventata il tratto distintivo di una rivoluzione democratica che ha cambiato l'est europeo come il Mediterraneo.

Sul Tibet, invece, il regime cinese resiste ad ogni vento di cambiamento. Come in Cina, del resto. E le immagini di quel giovane che fermava con il proprio corpo i carri armati sembrano cancellate dalla memoria.

Il Tibet è e rimane la testimonianza dell'irrudicibilità della lotta per la libertà e la democrazia in Cina. Ed oggi sostenere la causa dell'autonomia per il Tibet corrisponde alla necessità di aprire una pagina nuova nell'impegno per l'autogoverno, la democrazia e la libertà in Cina ed in ogni parte del mondo.

Il presidente del Parlamento tibetano in esilio Penpa Tsering viene ricevuto in questi giorni dalle massime autorità politiche ed istituzionali trentine e nel far questo invoca la diplomazia delle Regioni. Quella stessa diplomazia che ha espresso nel 2009 la Carta di Trento per l'autonomia del Tibet e che ha fatto da battistrada nei mesi successivi ad altri percorsi attorno ai temi dell'autogoverno in aree di conflitto acuto.
 

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