"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

12/11/2011 -
Il diario di Michele Nardelli
pagine da scrivere
Sabato 12 novembre 2011, pochi minuti dopo le ore 21.00. Finisce l'era Berlusconi e... non si può che esserne felici. Ma quel che nascerà dalla fine di Berlusconi non è ancora chiaro. Le spinte nella società, come nella politica e nell'economia, sono così contraddittorie che è davvero molto difficile dire se con l'uscita di scena del premier sarà finito anche il berlusconismo.

Devo dire che a vedere le immagini che passano su Ballarò, il pensiero va a quel 1992 quando di fronte all'hotel Raphael Bettino Craxi venne fatto oggetto di scherno e di lancio di monetine. Non ne ho un buon ricordo, e non certo perché ritenessi il segretario del PSI un buon uomo. La gioia che si vede nelle piazze in queste ore rappresenta più un grido di liberazione, certo, ma dobbiamo dirci altrettanto onestamente che se Berlusconi ha governato in questi anni non è stato grazie ad un colpo di stato ma al consenso ottenuto fra gli italiani. Poco importa se su tale consenso abbiano pesato significativamente i mezzi di informazione di proprietà della Fininvest.

Piuttosto, la domanda che ci dovremmo fare è come abbia potuto l'Italia riconoscersi nel suo populismo, di come cioè è andato imbarbarendo questo paese. Uscire dal berlusconismo, significa mettersi alle spalle una cultura che è diventata un modo di essere di tanti italiani, fatto di  disvalori e cattiveria. E, sotto questo profilo, le cose sono un po' più complicate, i cambiamenti saranno meno rapidi.

Non nascondo che guardo con molta preoccupazione al futuro, perché non vorrei che il centro sinistra si illudesse di aver sconfitto Berlusconi. La destra ha perso, travolta da un contesto che non ha saputo governare. Ma la sinistra non ha affatto vinto e io penso che sia ancora ben lontana dal rappresentare una narrazione alternativa.

Quel che nascerà in questi giorni con l'incarico affidato a Mario Monti, infatti, sarà un'altra cosa. Una fase transitoria, che dovrebbe rispondere all'emergenza dovuta alla crisi finanziaria, che ridia all'Italia un po' di maggiore credibilità internazionale gettata alle ortiche dal fenomeno da baraccone che ci governava, che modifichi la legge elettorale e che ci porti alle elezioni anticipate. E sarà solo in quel momento che potremmo dire se saremo stati capaci di indicare al paese un progetto sociale e politico diverso.  Dico subito che non sarà facile.

Se il Trentino è stato in questi anni una terra diversa anche sul piano della propria collocazione politica non è stato affatto casuale. Lo si deve a molti fattori, la sua forte autonomia amministrativa, un diverso tessuto economico e sociale, un contesto politico originale e, non ultimo, quello di aver mantenuto un livello altrove invidiabile di coesione sociale e di partecipazione. Basterebbe scorrere l'elenco delle iniziative che nella giornata di ieri, venerdì, hanno affollato un'infinità di luoghi pubblici.

Parto dall'Internet Governance Forum Italia aperto giovedì alla presenza di Stefano Rodotà. Avrei dovuto esserci anch'io in uno dei panel previsti, a parlare del DDL sul software libero che abbiamo presentato in Consiglio. Il mio stato cagionevole non lo ha permesso, ma almeno ne ha parlato Annalisa Tomasi nel suo intervento. Ci  siamo incontrati comunque nella tarda serata di giovedì per confrontarci con Flavia Marzano, esperta della materia che ci ha confortati nel nostro progetto legislativo che giudica molto positivamente pur indicandoci qualche rischio incombente, come ad esempio l'offensiva che Microsoft metterà in campo per fermare la proposta di legge. Mentre parla mi viene da sorridere al pensare che è già da un paio di settimane mi stanno inseguendo per avere un incontro.

Parlo della festa di San Martino svoltasi nel pomeriggio di venerdì all'Istituto agrario di San Michele oggi diventata - grazie alla LP 13/2009 di cui sono stato primo firmatario - giornata dell'agricoltura trentina. Che pure è in difficoltà, malgrado l'autonomia, ma che va affrontata senza gridare "al lupo, al lupo" come ogni tanto anche nel PD abbiamo la tentazione di fare.

Nella stessa cornice, al Teatro Sociale si svolge una manifestazione promossa dalla Coldiretti e dall'Associazione Artigiani per sensibilizzare l'opinione sul dramma quotidiano dei Laogai, i campi di lavoro forzato cinesi, alla presenza di Harry Wu dissidente e direttore della "Laogai Research Foundation". Della serie: quando la competitività è realizzata dagli schiavi. Anticomunisti certo, ma come non esserlo di fronte ai nuovi gulag?

Contemporaneamente al Museo tridentino di scienze naturali la gente è così numerosa che non riesce nemmeno ad entrare per partecipare l'incontro con l'astrofisica Margherita Hack sul tema "Il mio infinito. Scienza ed etica: chi detta i limiti?".

La diversità trentina prosegue alla sera al teatro San Marco dove si svolge la serata spettacolo nell'ambito de "La Patria riTrovata" promossa dal Gioco degli specchi in collaborazione con il Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani. Ed anche alla sala della Regione dove si svolge l'interessante incontro "Democrazia, internet e primavere arabe: in cerca dell'agorà del XXI secolo" promosso dall'associazione Punto Europa nell'ambito dell'itinerario sulla "Cittadinanza Euromediterranea".

E potrei proseguire con l'affollato incontro organizzato venerdì sera dal PD in Valle dei Laghi sulle Comunità di Valle. Tralasciando le serate a Pergine Valsugana con Paolo Domenico Malvinni "La magnifica intrapresa. Galeas per montes conducendo" e lo spettacolo "Anestesia totale" con Marco Travaglio, auditorium Santa Chiara di Trento esaurito.

Questo è il Trentino. Personalmente mi ero preso da tempo l'impegno con il Piano giovani del Comune di Sanzeno, in Val di Non, per una serata formativa sui temi della cooperazione internazionale, nel quadro di un percorso che s'intitola "Partiamo... ma con la testa" che parla di turismo responsabile, valorizzazione dei territori, filiere corte. Nonostante il mio precario stato di salute non me la sento proprio di disdirlo (da lunedì in poi ho annullato gran parte delle cose che avevo in agenda) e poi perché la formazione mi preme più di ogni altra cosa, anche se la platea è sicuramente meno numerosa che nelle altre occasioni qui descritte. Ed effettivamente non siamo numerosi, ma l'intensità dell'attenzione compensa il numero limitato di partecipanti. Sono ragazzi che immagino non siano riconducibili ad un'unica visione politica, sempre che ci sia. Ma li vedo rimanere colpiti nel mio ridisegnare un affresco diverso da quel che si immaginavano prima di venire a Casa de Gentili, lo splendido palazzo ristrutturato dal Comune come spazio culturale permanente. Parlo loro della necessità di avere uno sguardo strabico che ti possa aiutare a leggere la tua stessa realtà con occhi diversi, insieme da vicino e da lontano. Alla fine ci scappa pure un applauso convinto e la soddisfazione è anche mia di essere stato qui.

Anche questo è il Trentino, che sceglie di investire nella formazione, nella conoscenza, nell'apprendimento permanente come risposta possibile alla situazione di crisi ecologica, finanziaria, politica e morale del nostro tempo.

E lo stesso posso dire anche per l'iniziativa del giorno successivo che come Forum abbiamo organizzato con la comunità sarda di Trento. E' quello di oggi l'ultimo dei tre appuntamenti che abbiamo realizzato in collaborazione con il circolo Dessì, dedicato in questa circostanza al Vino di Cana, ovvero alle storie di vite e di vini nel Mediterraneo. Una giornata bella, partecipata, intensa, fatta di sapori, di parole e di immagini che ci regala l'attore Andrea Brunello con la sua performance tratta da "Un anno sull'altipiano" di Emilio Lussu, uno dei grandi del pensiero autonomista sardo, partendo dalla propria esperienza di ufficiale in quella Brigata Sassari mandata al massacro  fra il 1916 e 1917 dall'idiozia militarista delle gerarchie del Regno d'Italia.

Quando usciamo dall'ex convento degli agostiniani che ci ospita nel centro di Trento, l'annuncio formale della caduta ancora non c'è, ma l'Italia si è già scrollata un peso di dosso. Bene così, ma conteniamo la gioia perché ho la sensazione che le difficoltà maggiori inizino proprio ora.

 

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