"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

15/07/2011 -
Il diario di Michele Nardelli
Alberto Sordi
Accade che il Parlamento italiano vari una manovra da 79 miliardi di euro. Che rappresenti una delle più pesanti batoste mai conosciute per chi già fa fatica ad arrivare a fine mese. Che Camera e Senato varino il provvedimento in tempo record. Che il taglio per le regioni e gli enti locali sia devastante, mettendo a rischio la qualità dei servizi ai cittadini. Che i costi della politica non siano stati messi fra le priorità per un iter tanto rapido e concordato con le opposizioni. Che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano parli di miracolo per il bene del paese. Ma in che cavolo di paese viviamo?

Si è detto che la manovra doveva servire a scongiurare effetti speculativi sui mercati finanziari. Forse non abbiamo ancora capito che il sistema finanziario globale segue logiche perverse, per cui la quantità di denaro che muove non ha più nulla a che fare con l'economia reale? Che in questo momento i titoli che vanno per la maggiore sono i derivati greci che scommettono sulla caduta dei titoli di stato di quel paese? Che la quantità di denaro che muovono i derivati ha superato di gran lunga ogni altro investimento, per cui ad ogni investimento ci si cautela con l'acquisto di titoli che assicurano sul cattivo andamento dei titoli acquistati?

Non sono un economista, ma sarei pronto a scommettere che la manovra finanziaria che toglie dalle tasche dei contribuenti non meno di 1.000 euro in un anno avrà effetti ininfluenti perché il mercato finanziario globale è in una situazione strutturalmente a rischio. E nessuna delle riforme di controllo e di trasparenza dei mercati finanziari che avrebbero dovuto seguire la crisi di tre ani fa sono state attuate.

Non amo la demagogia sulla casta. Credo inoltre che la politica sia lo specchio della nostra società. Che le caste siano molte e corrispondano ai tanti livelli di privilegio che manifesta una società fatta di potenti corporazioni come quella italiana. Ma che vi sia una trasversalità di omertà (e di voto) a difesa dei vitalizi è un dato di fatto. Il tratto dei costi della politica più insopportabile è proprio questo: perché ingiusto, immotivato, costoso, accumulabile e reversibile. Le uniche due regioni che hanno cancellato i vitalizi sono il Trentino Alto Adige-Sud Tirolo e da poco (con effetto sulla prossima legislatura) l'Emilia Romagna. In tutte le altre regioni e in Parlamento i vitalizi sono un costo enorme. Basta uno sguardo sul bilancio delle due Camere: se le indennità dei parlamentari in carica costano ogni anno 144 milioni di euro, i 2.238 assegni e il migliaio di reversibilità fanno sì che i vitalizi di chi ha smesso di frequentare i banchi del Parlamento richiedono ben 218 milioni. A questo aggiungiamo tutte le Regioni italiane, a cominciare dal Lazio dove il vitalizio scatta a partire dal cinquantacinquesimo anno di età.

Questa cosa fa a pugni con gli ultimi dati forniti dall'Istat parli di 8 milioni di italiani a rischio di impoverimento e di oltre 3 milioni in condizioni di povertà. Perché il PD non se ne fa carico con una proposta di abolizione in Parlamento? Perché non pensare ad un referendum che tolga di mezzo questo odioso privilegio?

Invece di occuparsi di questo la "politica", anche quella trentina, è alle prese con le piccole grandi ambizioni di chi ha da tempo smarrito, se mai l'ha avuta, un'idea della politica come servizio alla propria comunità. E' il destino personale il meccanismo che anima correnti, appartenenze, lobby. Siamo in presenza di una degenerazione che davvero non è più sopportabile. Chi per interesse personale, chi per poter giustificare altre lottizzazioni, chi per vedere implodere le contraddizioni altrui o altro ancora... Non tutta, sia chiaro.

E se per caso ti azzardi a dire che questa logica di accumulo di cariche non va bene, stai tranquillo che ce n'è anche per te. Come mi accade oggi sul Corriere del Trentino, dove appare una dichiarazione del senatore Giorgio Tonini che parla di un mio doppio incarico riferendosi alla presidenza del Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani. Istituzione questa alla cui presidenza (che non prevede alcun compenso, ma solo costi) si accede non per nomina, bensì per elezione da parte dell'assemblea dei soggetti (più di ottanta) che vi fanno parte. Incredibile.

Sono cose che amareggiano. Descrivono una dimensione della politica per me insopportabile.  
 

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