"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

21/07/2011 -
Il diario di Michele Nardelli
Lagorai, Trentino: il lago di Erdemolo
Mentre procede la discussione sul  Disegno di legge relativo agli incentivi alle imprese, un dibattito che - come spiegavo ieri - sembra un disco rotto che ripete all'infinito lo sciocchezzaio da osteria con cui la Lega cerca di raccontare il Trentino, cerco di non perdere troppo tempo. Vedo Zaama Fatimatou e Samira Tontay, rappresentanti dell'Associazione delle donne sahawi per lo sviluppo integrale. Sono in Italia nell'ambito di una mobilitazione internazionale evitare rappresaglie verso Mustafà Salma Mouloud, ex dirigente del Fronte Polisario che dopo una vita passata nel campo di Tinduf, in Algeria, ha deciso di abbandonare il gruppo separatista e appoggiare il piano di autonomia del Sahara proposto dal governo di Rabat. Con una nota diffusa all'interno delle diverse comunità presenti sul territorio nazionale, la Rete delle Associazioni della comunità marocchina in Italia ha chiesto l'avvio di una mobilitazione in difesa di Mouloud, esprimendo il timore che «la direzione del Fronte Polisario possa attuare rappresaglie nei suoi confronti al momento del ritorno dalla sua famiglia nei campi di Tindouf».

Il passaggio dalla rivendicazione di un nuovo stato a quella dell'autogoverno fondato sul principio di autonomia corrisponde ad un salto di paradigma che oggi s'impone a livello globale. Già nei mesi scorsi avevo incontrato alcuni esponenti della comunità marocchina interessati a far conoscere l'esperienza della nostra autonomia come via d'uscita di un conflitto come quello fra Marocco e Sahara Occidentale che si trascina da decenni. Che questa istanza venga dalle donne saharawi mi sembra davvero interessante.

Questo passaggio corrisponde ad una proposta che intendo elaborare affinché la Regione Trentino Alto Adige - Sud Tirolo diventi un laboratorio di elaborazione e di accompagnamento attorno alle situazioni di conflitto per l'autogoverno. Già oggi siamo un punto di riferimento per la questione tibetana, tanto che il Manifesto per una significativa autonomia del Dalai Lama ha avuto una parte della sua gestazione in questa terra. Ma istanze analoghe vengono da altre minoranze interne alla Cina (come il popolo uiguro), dalla popolazione indigena del Chiapas, dai numerosi conflitti che caratterizzano il Caucaso e i Balcani e così via. E la vicenda del popolo sarawi non è diversa, ingabbiata in un conflitto senza prospettive che da mezzo secolo tiene un popolo in una condizione di violenza e di indigenza.

Vedo Mauro Cereghini. Persona con la quale in questi anni abbiamo fatto pezzi di strada davvero interessanti e innovativi lungo le strade impervie della cooperazione internazionale e dell'Europa di mezzo. Da qualche anno abita a Lana ed il suo sguardo strabico fra la sua terra d'origine (il Friuli), quella che l'ha accolto e quella dove opera lo porta ad essere un osservatore acuto sulla nostra Regione. Dell'istituzione regionale e della sua residualità in effetti parliamo, per cercare di trovare un nuovo equilibrio ed un nuovo senso dello stare insieme fra piccole comunità che nella loro diversità possono avere qualcosa da costruire insieme. Mauro mi aggiorna anche sulle attività dei campi estivi nei Balcani: vi parteciperanno fra luglio ed agosto più di cento giovani trentini e vedo con piacere che tutto il lavoro svolto in questi anni ha sedimentato relazioni profonde.

Ci si riunisce con i consiglieri della maggioranza per avviare un confronto sugli scenari della finanza pubblica alla luce della manovra statale. Si preannunciano tagli considerevoli alle risorse della nostra autonomia e s'impone una strategia per attenuarne l'impatto. In un primo documento riservato si delineano una serie di idee per far fronte ad uno scenario piuttosto serio e preoccupante. Avremo modo di parlarne. A cominciare dalla necessità di mobilitare le risorse finanziarie e il risparmio del territorio come energie autoctone per far fronte alla crisi.

Vi devo dire qualcosa anche su quello che accade in aula. L'ostruzionismo della Lega ha l'effetto di far saltare il normale funzionamento delle istituzioni, in primis il ruolo delle Commissioni Legislative che diventano comparse formali laddove la trattativa vera è fra giunta e minoranze. L'hanno capito già nella maratona sulla protezione civile e così d'ora in poi non ci sarà proposta legislativa di un certo rilievo (tranne la finanziaria dove il tempo è contingentato) che non vedrà attivato questo perverso meccanismo.

E così, dopo due giorni di trattative, si arriva all'accordo. Il punto è cruciale e riguarda l'estensione del meccanismo dei contributi "anticrisi" (ovvero generalizzati) per altri due anni, seppure dopo il vaglio della Giunta e il passaggio nelle Commissioni. Niente di straordinario, ma l'elemento di novità della norma sugli incentivi era quella di introdurre dinamiche selettive in ordine alla qualità dell'innovazione e alle vocazioni del territorio. I cinquecento emendamenti della Lega vengono ritirati e si arriva all'articolato con un pacchetto di emendamenti concordati, molti dei quali proposti dalla maggioranza. Fra questi anche due emendamenti che mi vedono primo firmatario: il primo all'articolo 6 sulla necessità di fare sistema fra internazionalizzazione delle imprese e la cooperazione internazionale trentina, il secondo all'articolo 18 sull'incentivare l'innovazione che privilegia «l'utilizzo di software libero e open source, i formati di dati standard aperti e i protocolli di comunicazione e scambio dati standard aperti». Un primo pezzetto in vista del Disegno di legge organico in materia di software libero.

Prima del voto finale, su proposta del consigliere anziano Pino Morandini, l'aula saluta con un bell'applauso i due uscieri del Consiglio provinciale, Gino Iachemet e Guido Lenzi, che lasciano un servizio svolto con grande professionalità per la pensione. Nella loro attività professionale hanno seguito la vita del Consiglio per non meno di cinque se non addirittura sei legislature, diventando loro stessi parte della vita consiliare. Mi verrebbe da dire che ne sanno di più di tanti consiglieri. E immagino che forse quest'aula - nonostante il degrado della politica - un po' gli mancherà.
 

0 commenti all'articolo - torna indietro

il tuo nick name*
url la tua email (non verrà pubblicata)*

Link ad altri siti

  • link al sito Sifr - la solitudine della politica
  • osservatorio balcani
  • viaggiare i Balcani
  • link al sito Forum trentino per la pace e i diritti umani
  • Sito nazionale della associazione Sloow Food
  • link al sito dislivelli.eu
  • link al sito volerelaluna.it
  • ambiente trentino
  • pontidivista
  • Sito ufficiale della Comunità Europea