"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

28/07/2011 -
Il diario di Michele Nardelli
Afghanistan, cinquant\'anni di occupazione
Nonostante il brutto tempo, si sente in giro aria di vacanza. Ho bisogno di tirare il fiato e di staccare, ma ancora non è finita l'attività consiliare, gli appuntamenti, le cose da scrivere. Scelgo tre spunti che possano rappresentare una qualche sintesi di questi strani giorni, sospesi fra l'incertezza del momento e le crociate dell'antipolitica.

Ma prima è proprio di questo clima che vorrei parlarvi. Vedo intorno a me un crescente smarrimento, un grande polverone fatto di campagne mediatiche costruite ad arte, l'incapacità di mettere a fuoco e di distinguere. Come ho fatto cenno in un editoriale di qualche giorno fa, ho la sensazione di ritornare al 1992, a quel passaggio fra prima e seconda repubblica che spalancò le porte al Cavaliere. E' come se da allora ad oggi fosse cambiato tutto e niente. Lo stesso esito referendario, che pure ha raccontato di un paese non del tutto piegato, sembra a poche settimane già svanito. Alla vittoria referendaria sul legittimo impedimento, corrisponde la discussione in Parlamento sul "processo lungo", con una disinvoltura davvero disarmante. Sul tema energetico, logica vorrebbe che alla rinuncia del nucleare venissero dirottate almeno una parte delle risorse che vi erano destinate alle energie rinnovabili ed invece vengono tagliati gli incentivi a sostegno del fotovoltaico. E staremo a vedere sull'acqua... Tutto questo ci descrive una distanza profonda, che riguarda l'insieme del sistema politico, maggioranza e opposizione. Davvero molto pericoloso.

Lo testimoniano un po' anche gli avvenimenti destinati al mio diario, un "tirar dritto" da parte della politica, come fosse in preda ad una forma di autismo, aliena ai ripensamenti.

In Seconda Commissione c'è all'ordine del giorno un solo punto, ma di spessore, ovvero le Linee guida per la politica turistica provinciale, quaranta cartelle fitte fitte attorno ad uno dei nodi strategici dell'economia del nostro territorio. La convocazione prevede un'ora di lavoro della Commissione, alla fine del quale è prevista l'espressione del parere. Si deve tener conto che le linee non passano dal Consiglio e dunque questo è l'unico luogo istituzionale dove parlarne. Oltre ad essere corposo, il documento è ben fatto, ricco di spunti e stimolante per un confronto che potrebbe portare ad un ulteriore arricchimento. Dopo l'illustrazione da parte dell'assessore Mellarini chiedo pertanto se non è il caso di posticipare la discussione, vista anche la disponibilità da parte di Mellarini di ritornare in Commissione nei primi giorni di settembre. Perché fra le cose che qui sono scritte e la realtà, diciamolo apertamente, c'è una bella distanza. Dopo una rapida ma accesa discussione con la presidente Dominici, ci si riconvoca a settembre.

Pur non essendo membro di questa Commissione, il tema mi appassiona. Il turismo è infatti uno di quei tratti dell'economia del territorio che impone un approccio multidisciplinare: investe la cultura dei luoghi, la storia, i saperi materiali, l'ambiente in tutte le sue dimensioni, le relazioni internazionali, le attività sportive... Non ultima, la coesione sociale. Perché se c'è un elemento di criticità nel turismo trentino è proprio quello di non fare rete, valorizzando poco i molteplici tratti dell'identità territoriale. Vorrei mettere a disposizione dei lettori le "Linee guida" (che trovate nella prima pagina) e riaccogliere un po' di idee anche su questo blog.

Altro avvenimento da segnalare, altra distanza. Questo nostro paese sta bombardando la Libia, o ce ne siamo dimenticati? Certo, si tratta di un'azione umanitaria, con tanto di benedizione del presidente Napolitano. Per salvare la gente dalle ritorsioni del dittatore sanguinario accolto fino al giorno prima come un grande amico, ci era stato detto.

Noi avevamo un'altra idea, il sostegno alla primavera araba doveva avvenire all'insegna di quel messaggio nonviolento che quella stessa rivoluzione ci proponeva. E così alla presentazione della trentunesima edizione di "Oriente Occidente", festival di danza e incontro di culture (1 - 11 settembre 2011) è di primavere che parliamo. Più di ottanta eventi fra danza, immagini e parole, in una cornice dedicata al Mediterraneo, proprio prendendo spunto dal percorso proposto dal Forum trentino per la Pace e i Diritti Umani. E infatti tutta l'edizione è parte integrante dell'itinerario "Cittadinanza Euromediterranea", una sinergia che apre spazi davvero inediti di azione nel costruire una cultura di pace. Nella sezione "linguaggi" una serie di eventi saranno proprio organizzati dal Forum (e dall'Osservatorio Balcani Caucaso) con la presenza di testimoni importanti come Elias Khury, Melita Richter, Fabio Salomoni ed altri. Nella conferenza stampa le parole dei direttori artistici del festival Lanfranco Cis e Paolo Manfrini sono sulla lunghezza d'onda di questo mare, per quel che ha dato lungo la storia e per gli straordinari messaggi che ancora oggi ci invia, nella speranza che qualcuno li sappia raccogliere, naturalmente. Saper ascoltare, essere curiosi: nel mio breve intervento propongo due sole parole: inquietudine e meraviglia.

Un terzo incontro, una terza distanza dalla realtà. Giovani soldati italiani ritornano dall'Afghanistan in una bara. Sono in guerra, anche se continuiamo ipocritamente a negarlo. Con Razi e Soheila, registi afgani, parliamo di un altro Afghanistan. Il progetto che stiamo coltivando da qualche mese sta prendendo forma e diventa ogni giorno più interessante: s'intitola "Afghanistan 2014". Avremo modo di parlarne nei dettagli, ma l'idea di dar vita ad una piattaforma di discussione internazionale rivolta alla diaspora afgana (e alla popolazione di quel paese, ovviamente) sulle prospettive di autogoverno che si apriranno nel 2014 quando, se vuole il cielo, dovrebbero finire cinquant'anni di occupazione (prima sovietica, poi occidentale), mi sembra di straordinario interessante. Come mi sembra fondamentale che da loro venga una proposta che esce dallo stereotipo tanto della guerra come dell'aiuto: per guardare e costruire il futuro.

Flash di mezza estate. Davvero credo ci sia da interrogarsi sulle distanze fra la rappresentazione e la capacità di guardare oltre. 
 

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