"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

01/08/2011 -
Il diario di Michele Nardelli
finanza allegra
Nonostante l'annunciato accordo fra la Camera e il Senato degli Stati Uniti che ha evitato la bancarotta americana (ma lasciato profonde ferite soprattutto fra i Democratici), le borse crollano. A Milano Piazza Affari segna - 3,87%, ma perdite analoghe investono le borse dei principali paesi europei. Se non rassicura i mercati il discorso di Obama, figuratevi la manovra finanziaria in Italia, a dimostrazione di quel che dicevano qualche giorno fa e cioè che l'instabilità finanziaria ha carattere strutturale. O ci si mette mano, o altrimenti travolgerà le economie nazionali, quelle più deboli come quelle più solide, comunque troppo deboli rispetto all'immenso casinò rappresentato della finanziarizzazione dell'economia.

Perché questo è il punto: la dimensione finanziaria ha sempre meno a che fare con l'economia reale, non solo ha smarrito la sua natura tradizionale di supporto dell'economia ma vive di luce propria piegando fino a farla esplodere l'economia reale. Così, del resto, è avvenuto nel 2008 e anche in quella circostanza la bolla che scoppiò negli USA travolse come un enorme tsunami l'economia mondiale.

Nel frattempo si è forse messo mano al sistema? Ci ha provato Barack Obama andando a Wall Street chiedendo di regolamentare i titoli derivati ma è venuto via con le pive nel sacco. E tutto è rimasto come prima, tanto che l'ammontare dei derivati sul mercato globale continua a crescere ed ormai è consuetudine che ad ogni investimento finanziario corrisponda un investimento assicurativo (con altri derivati) a coprirne il rischio. Creando così un mercato parallelo ben più grande di quello tradizionale e talmente perverso che lo porta a scommettere sull'andamento negativo della situazione finanziaria dei vari paesi e dei loro titoli di Stato come è avvenuto in queste settimane per la Grecia e sta avvenendo - a quanto pare - anche per l'Italia.

In questo contesto di strutturale turbolenza si inserisce l'iniziativa che abbiamo intrapreso in Consiglio Regionale con la mozione su PensPlan. Mi chiama un giornalista del quotidiano "Trentino" per chiedermi le ragioni della mozione. Le domande lasciano intendere la ricerca di un'intenzione polemica verso PensPlan, la sua gestione, le responsabilità politiche di tale gestione.

Ma il sangue non c'è. C'è, certo, la preoccupazione che nella bufera finanziaria e in un contesto dominato da fattori che non guardano all'economia reale, gli investimenti del fondo per la previdenza complementare istituito nel 1997 (il sistema PensPlan) possano risultarne inquinati. Di qui la richiesta di maggiore oculatezza verso l'eticità degli investimenti, visto che l'operatività gestionale sui titoli viene fatta altrove (in Olanda, attraverso una delle più grandi agenzie di investimento mondiali). So bene che definire quale sia nell'attuale contesto finanziario il confine fra l'etico e il non-etico è piuttosto difficile. Ma al tempo stesso dobbiamo avere piena consapevolezza che, in un contesto interdipendente, la catastrofe finanziaria degli altri prima o poi ci ricade addosso.

E c'è soprattutto la consapevolezza che in un contesto di profondi tagli finanziari alla nostra autonomia e ad una prospettiva di "lacrime e sangue" sul bilancio provinciale, o ci si attrezza o si viene travolti. E allora è necessario che ogni tassello della nostra autonomia sia messo a sistema. Per questa ragione anche PensPlan deve svolgere la sua parte, nell'ambito di una mobilitazione più generale della finanza trentina. Penso in primo luogo alla realtà delle Casse Rurali, che raccolgono il 65% del risparmio di questa terra, penso a realtà assicurative come l'Itas (il soggetto leader nella raccolta assicurativa trentina), penso alle società di sistema che in questi anni ci siamo dati per l'operatività finanziaria in Trentino. Ed è quello che abbiamo chiesto nella mozione relativamente a PansPlan e ai fondi pensione ad esso collegati (1.800 milioni di euro), ovvero che si studino delle «modalità per creare fondi d'investimento a base territoriale, funzionali ad investire sui settori individuati come strategici per lo sviluppo delle Province Autonome di Trento e di Bolzano».

Quali potrebbero essere è presto detto. Penso al settore dell'energia e della green economy, penso a "Dolomiti Energia" che potrebbe decidere di allargare il proprio assetto societario ai Comuni e ai cittadini attraverso forme di azionariato popolare, penso al sostegno verso le vocazioni economiche delle nostre valli, alla ricerca applicata, al sostegno verso la riconversione economica indirizzata alla qualità delle produzioni in settori chiave della nostra agricoltura.

La qualificazione dell'economia trentina (ne abbiamo parlato a proposito della recente legge sugli incentivi alle imprese) è la strada maestra per garantire il sostegno alle risorse dell'autonomia, mentre l'ossessione verso l'aumento del Pil rischia di farci accettare ogni cosa, compresa l'idea - tanto cara alla Lega - di finanziare l'economia locale purchessia, anche quando mancano prospettive.

E' proprio nella direzione di una ri-qualificazione dell'economia trentina che le realtà della finanza locale devono fare rete ed in questo senso il sistema dei fondi della previdenza complementare possono essere messi in gioco per sostenere un circuito virtuoso a fronte di un rating positivo che è rappresentato dalla ricchezza (inclusa la coesione sociale) di questa nostra terra.

Sarei in vacanza, assurdo privilegio direbbe qualcuno, ma non riesco a staccare la spina. Tanto che  di questo e d'altro mi sto occupando in questa prima settimana di agosto.
 

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