"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

05/08/2011 -
Il diario di Michele Nardelli
tombe moderne
Il mare in questi giorni estivi è nelle aspettative di molti. Anche nelle mie, malgrado il mese di agosto sia forse quello meno indicato per andarci. Le immagini di mare che ci arrivano però non sono di serenità, né di contemplazione per le meraviglie della natura. Sono di dolore, invece, di violenza, di morte.

Nonostante il Mediterraneo sia al centro di uno straordinario processo di cambiamento, ancora oggi la speranza per migliaia di persone è quella di andarsene, di migrare alla ricerca di una vita migliore, verso un nord simbolo di ricchezza che per molti di loro si rivelerà un tragedia.

Secondo i dati del Ministero degli Interni sono almeno 1.700 le persone inghiottite dal mare dall'inizio dell'anno. Gli altri finiscono nei centri di detenzione in attesa del rimpatrio, mentre per i più fortunati inizia un'esistenza da clandestino.

Proprio in questi giorni il flusso migratorio delle carrette del mare ha ripreso vigore, gettando sulle rive di Lampedusa migliaia di persone. Chi ci arriva vivo, naturalmente. Perché dalle stive di queste barche escono decine di cadaveri, mentre altri che non ce la fanno vengono direttamente gettati a mare.

Verso questa tragedia non sembra esserci commozione, né omelie, né il doveroso interrogarsi sul diritto alla vita. Tutti a rincorrere l'andamento delle borse, senza comprendere che quello è un mondo artificiale che ha smarrito qualsiasi rapporto con la realtà. E che semmai quella drammatica realtà che si consuma nel nostro mare è proprio l'effetto di chi investe sulle disgrazie di altri.

Mi passano per la mente i versi de "La madonna delle conchiglie" di Vinicio Capossela, un'artista di straordinaria sensibilità. Parla di «...un altro popolo, un'altra gente con la stessa paura di sempre. Di essere nati e dovere andare, nati e poi non essere più niente...».

Sì, nemmeno numeri perché in questo tragico calcolo delle persone inghiottite dal mare, una vita in più o in meno non conta niente. Figuriamoci i loro nomi, le loro storie... Che Andrea Segre ha raccolto nei suoi documentari, che Gian Maria Testa ha cantato nei suoi testi, che i ragazzi di Limen hanno raccolto a Lampedusa.

Ne parliamo con Federico, Francesca ed Emiliano. Fra le persone accolte in Trentino (sono in tutto 178) alcuni sono negli appartamenti di Atas (di cui Emiliano è direttore) e vengono proprio da quel Mediterraneo che è al centro dell'iniziativa del Forum nell'anno in corso. Alla fine ci convinciamo che il modo forse più efficace per riconoscerli come persone forse non sia quello di raccontarsi, le storie sarebbero spesso sovrapponibili. Ma di intervistarli su come loro ci vedono, cosa pensano della terra che gli accoglie e che probabilmente darà loro lavoro, del nostro modo di vivere, delle nostre paure, dei nostri razzismi. Insomma, di capovolgere il racconto e di guardarci nello specchio dei loro occhi.

http://www.youtube.com/watch?v=KcRZi9Au7-k

 

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