"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

16/08/2011 -
Il diario di Michele Nardelli
Paul Klee, Angelus Novus
Starmene in Trentino non è esattamente staccare la spina, ma non ho proprio voglia di immergermi nel traffico e nella confusione delle vacanze. Sono piuttosto giornate di lettura, di studio e di qualche passeggiata. Non di serenità, per la verità, piuttosto di inquietudine e di preoccupazione. Per la follia dei mercati finanziari, per i provvedimenti del governo che metteranno sul lastrico gli enti locali, per le carrette del mare con migliaia di disperati alla ricerca di un futuro improbabile quanto effimero, per quanto sta accadendo in Siria dove alla nonviolenza delle grandi manifestazioni il regime dispotico di Assad risponde con i carri armati, per le perforazioni nel Mediterraneo alla ricerca di petrolio e per il greggio che esce dai pozzi della Shell nel mare di Scozia e per tante altre cose ancora. Ne scrivo e raccolgo qualche idea, per un autunno che si preannuncia pieno zeppo di cose. E di questo oggi vi parlo.

Dell'attualità in primo luogo. Butto giù un po' di appunti in ordine alla manovra finanziaria del governo, che ogni giorno si rivela più iniqua e di stampo emergenziale, il che significa inutile. Leggo i sette punti della contro-manovra proposti dal PD ma devo ammettere che rimango davvero perplesso, non perché non ci siano cose condivisibili (come si fa a non essere d'accordo sulle azioni contro l'evasione fiscale) ma perché manca una visione alternativa, capace di contrapporre alla finanziarizzazione dell'economia un'altra idea di mercato che si basi sull'economia reale e sui territori. Che destini gli investimenti sottratti al nucleare verso le energie rinnovabili. In grado di proporre un taglio deciso alle spese militari e l'abbandono del programma di acquisto dei cacciabombardieri F35.

Sistemi d'arma che con la difesa e le "missioni di pace" non c'entrano nulla. O no? In realtà, per fedeltà all'Alleanza Atlantica o per convinzione, l'Italia è ancora in Afghanistan. E lì, che ci piaccia o no, c'è guerra. Se utilizzassimo quel che spendiamo per missioni destinate a concludersi con il rafforzamento dei signori della guerra, a favore di progetti di pace e di ricostruzione sociale ed istituzionale risparmieremmo denaro ed investiremmo in futuro. In questa direzione va "Afghanistan 2014", un progetto nel quale credo molto, al quale stiamo lavorando come Forum e Unimondo, ma che vorrei rientrasse nella programmazione sulla solidarietà internazionale non solo rivolta alle emergenze e agli aiuti. Che dovrebbe vedere la nostra terra come laboratorio permanente nell'elaborazione di conflitti regionali, valorizzando la storia e le tradizioni autonomistiche della nostra Regione (vedi l'intervento di Razi e Soheila Mohebi nella home page).

Dal Mediterraneo non vengono i suoni della buona stagione ma lo stridore dei carri armati e dei bombardamenti. Mentre proseguono i bombardamenti sulla Libia, la repressione in Siria è davvero drammatica, nonostante il carattere nonviolento delle grandi manifestazione. Ti racconta del crepuscolo di regimi corrotti avvinghiati al potere, sostenuti da altri regimi nel timore di un contagio democratico. Mi chiedo cosa fare e come reagire. Ne parlo con Ali Rashid che raggiungo telefonicamente ad Amman, e con Adel Jabbar con il quale discutiamo di come coinvolgere la comunità araba in Trentino, affinché si faccia sentire la nostra e la loro voce.

Dovrei staccare, ma voglio portarmi avanti nella preparazione dei due testi di legge ai quali sto lavorando da tempo, uno sul software libero e l'altro sull'apprendimento permanente, perché temo che solo i provvedimenti che si presentano ora avranno la possibilità di arrivare in porto entro la fine della legislatura. Entrambi i temi sono impegnativi, per la complessità della materia relativa al software libero ma anche per le resistenze che s'incontreranno nell'apparato provinciale, come del resto nell'individuare le iniziative che la PAT dovrebbe mettere in campo per favorire la capacità di una comunità di stare nei rapidi processi di cambiamento che altrimenti rischiano di travolgerti.

Ci sarebbe poi il tema dei costi della politica, che ogni giorno occupa pagine di cronaca dei quotidiani. Ma per il polverone che se ne sta facendo, non mi appassiona neanche un po'. Il PD del Trentino sta predisponendo una proposta organica in un contesto dove già si è fatto più di ogni altra regione. E, personalmente e senza clamore, l'impegno verso gli elettori di destinare il 50% della mia indennità a progetti di partecipazione lo sto attuando sin dal primo mese della legislatura.

Nel rallentamento delle attività, almeno trovo lo spazio per qualche lettura, peraltro non disgiunta dai "cantieri" che ho aperto in questi mesi. Sul tavolo del mio studio un po' di libri. Il primo s'intitola "Primavere. Per una Siria democratica e un Libano indipendente" (Mesogea, 2006): è una raccolta di scritti lungo un decennio da Samir Kassir, prima che venisse fatto saltare in aria nella sua città, Beirut. Uno dei pensieri più fervidi del Mediterraneo (andate a leggervi dello stesso autore "L'infelicità araba" da poco ristampato da Einaudi). Primavere raccoglie anche un intervista a Elias Khuri che a settembre, se tutto va bene, sarà con noi in Trentino ad "Oriente Occidente" nell'ambito del percorso "Cittadinanza Euromediterranea".

A proposito di sollevazioni, avete letto "Indignatevi!"? L'autore è Stephane Hessel, un giovane ultranovantenne che partecipò nel 1948 per il suo paese (la Francia) alla stesura della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo. Un testamento politico rivolto ai ragazzi del XXI secolo, affinché si prendano nelle loro mani il proprio destino. Un messaggio semplice, forse un po' retrò, ma che parla al cuore, nel cercare di evitare che il cumulo di rovine che chiamiamo progresso ci travolga.

Altra lettura stimolante è il nuovo lavoro di Ugo Morelli "Mente e paesaggio" (Bollati Boringhieri, 2011), un libro che ti propone come scrive l'amico Ugo «...una torsione, uno spiazzamento profondo delle nostre visioni del mondo, dei significati consolidati e della nostra esperienza ... nella trasformazione dei nostri paesaggi mentali». Penso possa aiutarci nel definire il filo conduttore per il programma 2012 del Forum per la pace che avrà come oggetto il tema del "limite".

Altra lettura che ho terminato proprio nei giorni scorsi (dandomi il tempo anche per una recensione per il portale di Osservatorio Balcani Caucaso e che i lettori troveranno su questo blog) è "Il progetto Lazarus" di Aleksandar Hemon, scrittore bosniaco che vive negli Stati Uniti, originario di quelle "kraijne" che un tempo venivano chiamate "Piccola Europa" dove trovarono asilo alla fine dell'800 anche le popolazioni trentine in fuga dalla miseria e dalle alluvioni che devastarono la Valsugana. E' la storia intrecciata di due migranti di inizio e fine secolo, entrambi in fuga da vecchi e nuovi pogrom, fra ironia e disperazione.

Infine, un testo che ho avuto modo di leggere qualche tempo fa, "Un terribile amore per la guerra" di James Hillman (Adelphi, 2005), sul quale sto lavorando per una relazione che devo tenere nel seminario "Meno Male! Tra coscienza e responsabilità" che si svolgerà nei giorni 2 e 3 settembre 2011, nell'ambito dell'annuale appuntamento di "Sanzeno Mondo. Incontri di spiritualità e cultura". Occuparsi di pace, significa indagare la guerra, anche nei suoi aspetti meno confessabili.

Mentre scrivo queste cose, penso che almeno tre o quattro giorni di distacco totale dovrò proprio prendermeli.
 

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