"... avevo scoperto l'abisso della rassegnazione, la virtù del distacco, il piacere del pensare pulito, l'ebbrezza della creazione politica, il fremito dell'apparire delle cose impossibili..." Altiero Spinelli

22/08/2011 -
Il diario di Michele Nardelli
software libero
Si riprende l'attività, in realtà senza mai averla interrotta. L'agenda della settimana non prevede molti incontri e quindi il mio piano di lavoro è soprattutto di studio e di scrittura. In primo luogo un articolo che scrivo per il quotidiano L'Adige sulla crisi e sulle spese militari, vero e proprio tabù nel dibattito fra le forze politiche di maggioranza e di opposizione. Un'intoccabilità trasversale, a quanto pare, che riguarda tanto le forniture dei sistemi d'arma quanto le missioni militari in varie parti del mondo. Ci aveva provato Savino Pezzotta con una mozione per bloccare l'acquisto degli F35 ma la cosa sembra caduta nel vuoto.

Il PD lancia la sua proposta alternativa, ma dalle premesse (e sarei felice di sbagliarmi) di questo non si parlerà, così come non si parla di un'altra idea di economia per questo paese, un'alleanza dei produttori e della qualità (dei territori, quindi...) per contrastare il caos finanziario che sta trascinando l'economia reale nel baratro. Staremo a vedere...

Poi mi metto a lavorare sulla relazione al Disegno di legge sul software libero. Il tema è di quelli complessi, che investe tanto la democrazia quanto il monopolio dei sistemi operativi proprietari, quelli che portano nelle casse di pochi network globali una massa enorme di denaro in concessioni.

Faccio un po' di fatica a destreggiarmi nell'argomento. Quando ho iniziato ad occuparmi delle cose del mondo, all'inizio degli anni '70, i giornali e gli stampati venivano composti a mano con i piombi. Nella tipografia "La Reclame" dove stampavamo le nostre cose c'erano professionalità alte, che presupponevano la lettura di tutto quel che veniva prodotto, le mani dei tipografi erano nere di inchiostro e di piombo. Nelle sedi sindacali e politiche vecchie "Remington" imprimevano i loro caratteri su matrici di plastica che poi venivano applicate su rumorosi ciclostili che spesso scandivano le nostre serate o nottate. La comunicazione più moderna era la dettatura telefonica, compresi i punti e virgola. Poi venne il fax e poi tutto il resto.

In pochi anni la tecnologia ha cambiato le nostre vite, il lavoro, le relazioni. E' davvero straordinario essere in connessione con il mondo, opportunità di relazioni prima impensabili che oggi sono realtà. Al tempo stesso, come non vederne le insidie. Perché le autostrade informatiche sono generalmente private, presuppongono sistemi operativi proprietari che richiedono licenze milionarie. E se andate a vedere chi sono i personaggi più ricchi del pianeta, vi troverete a constatare che sono i titolari di aziende che lavorano nella comunicazione.

Perché dunque la politica (e la pubblica amministrazione) non dovrebbe occuparsene? Il controllo delle reti e la proprietà dei sistemi informativi è, sul piano dell'esercizio della democrazia, una questione decisiva. Senza dimenticare che la Provincia autonoma di Trento spende ogni anno svariati milioni di euro di licenze. Una risposta viene dagli investimenti sulla banda larga che la PAT ha messo in campo in questi anni con il cablaggio del Trentino. Un'altra risposta riguarda la diffusione del software libero e dell'open source, il libero accesso ai dati, che la pubblica amministrazione dovrebbe incentivare.

Nei mesi scorsi un qualificato gruppo di lavoro mi ha accompagnato nell'elaborazione di una proposta di legge che, riprendendo quel che è stato fatto in altre regioni o in altri paesi, dovrebbe porsi all'avanguardia nella capacità di affrontare questo tema. Ed ora siamo ai dettagli finali e alla prova di una maggioranza con la quale vorrei condividere il testo prima di avviare l'iter legislativo vero e proprio.

Le notizie che oggi arrivano dalla Libia ci parlano di un regime ormai in agonia e dei combattimenti che si svolgono fin dentro la città di Tripoli. Prima Gheddafi viene deposto meglio è, s'intende. Ma i rivoltosi hanno ben poco a che fare con la primavera araba, visto che molti degli esponenti di spicco del governo provvisorio di Bengasi sono ex esponenti del regime. Il rais cadrà e a quel punto si aprirà un confronto molto duro nella galassia di soggetti che compongono l'opposizione. Le armi e le interessate ingerenze straniere non aiuteranno di certo la democrazia. E già le potenze europee si contendono l'egemonia sulla transizione (e sugli affari del petrolio).

La settimana prossima (il 3 settembre, alle ore 17.00) avremo in Trentino per la partecipazione a "Oriente Occidente" Mourad ben Cheikh, regista tunisino del film segnalato al festival di Cannes "Mai più paura" dedicato proprio alla rivoluzione dei gelsomini, che verrà proiettato in una "quasi anteprima" italiana a Rovereto. Sarà l'occasione per parlare certamente della primavera ma anche dell'estate e dell'autunno arabi, di quel che sta accadendo e potrà accadere in Siria dopo la repressione violenta che ha fatto più di 2.200 vittime, della recrudescenza del conflitto israelo-palestinese, delle provocazioni militari israeliane verso il nuovo Egitto che attraversa una delicatissima fase di transizione ma soprattutto che ha riaperto i valichi di frontiera con Gaza.

Infine due parole sui costi della politica. A Bolzano si riuniscono i presidenti delle assemblee legislative provinciali e regionale per discutere la definizione di un provvedimento organico per la riduzione delle indennità e delle altre voci di spesa. Si parla di un possibile taglio del 10% sulle indennità lorde dei consiglieri, che si andrebbe ad aggiungere alle operazioni che in Trentino sono state fatte nel corso di questa legislatura (il blocco degli aumenti) e di quella passata (l'abolizione dei vitalizi). Ma dalla riunione esce un nulla di fatto, rimandando tutto alla riunione dei capigruppo di inizio settembre. In mezzo a tante proposte più o meno serie, l'unica domanda vera è quella che Silvano Bert ed altri hanno posto nelle scorse settimane: qual è lo stipendio giusto per un parlamentare o per un consigliere che lavora a tempo pieno per la sua comunità? Ne parleremo nella prima riunione del gruppo consiliare di settembre. Nel frattempo rimane l'impegno di chi utilizza una parte della propria indennità (nel mio caso il 50%) per sostenere l'attività del partito ed insieme progetti di solidarietà, di informazione e di partecipazione. Affari loro, si potrà dire. Nel mio caso un impegno preso con gli elettori in campagna elettorale.
 

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